LUCIANO BORGHESAN/La Stampa

Drughi feroci contro i giocatori: «Abbiamo il morale sotto i piedi, siamo riuniti per decidere che cosa fare contro i menefreghisti». Menefreghisti? «Sì, quei giocatori non sono degni di portare la maglia bianconera». Chi? «TUTTI!». Anche Chiellini? Si è dannato l’anima: ha corso avanti e indietro con il Milan… «Lui no. Ma gli altri… Cannavaro se ne deve andare, è un mercenario, via. Melo via». Ferrara? «Ciro ha dato tanto alla Juve, ma ora sta sbagliando… Tra stasera e domani (ndr, oggi per chi legge) decideremo le azioni. Non avranno certo il nostro sostegno, anzi». Siete stati voi a bruciare i seggiolini all’Olimpico? «E’ stata la Curva Sud a protestare».

Possiamo incontrarci? «No. Non vogliamo giornalisti tra i piedi, leggerete un comunicato sul nostro sito», parla così Stefano dalla sede di Mirafiori dove sta organizzando il pullman che domenica li porterà a Verona per la trasferta della Juve col Chievo. Anche il «capo» Pino Leo non scuce anticipazioni. Sembra non essere passato il tempo per i «ragazzi di stadio». Trent’anni fa il giovane regista torinese Daniele Segre (ora 57enne) in un film-documentario svelò le fasi «associativa, organizzativa, creativa e infine “eroica” dei giovani», esperienze che si dibattono tuttora in ricerche d'interessi, in alleanze e/o lotte.

La crisi della Juventus fa riemergere la Curva Sud, quella dei Drughi di Mirafiori, dei «Bravi ragazzi» (ex «Irriducibili») delle Vallette, dei «Viching» di Milano, dei «Nucleo» di Como, della «Tradizione» di Grugliasco. Tra loro, la rabbia è manifesta, può diventare violenta. Anche se, ieri a Vinovo, non c’è stata la minacciata contestazione all’allenamento, in vista della Coppa Italia di domani sera col Napoli.

Ma gli amanti della Signora sono molti di più e hanno tutt’altro approccio verso i loro beniamini: «SVEGLIATEVI!». Basta rivolgersi ai bianconeri della Curva Nord per ritrovare la serenità di chi sostiene comunque la società che ha il record di scudetti (27 senza i 2 tolti). I tifosi doc provano delusione e amarezza, ma in loro resta la voglia di incoraggiare la squadra nel difficilissimo momento.

«Noi abbiamo 300 striscioni e siamo in 35 a sistemarli per la gara. Per noi quello che decide la società va bene – dice Sergio Di Chiaro, 65 anni, di cui 49 da juventino -. Ferrara? Un amico. Melo? anche Zidane stentava. Diego? Platini ci mise mesi per ambientarsi. Amauri? Buono».
La Juve va male, il Toro anche, mentre Inter e Milan volano: c’è una crisi più profonda per il capoluogo del Piemonte al cospetto della metropoli lombarda? «Moratti ha uno squadrone e ha preso Pandev, corteggia Ledesma e Kolarov, al Milan è tornato Beckam.. Questa è la differenza: la Juve ha troppi infortunati, deve tornare sul mercato», spiega Pietro Angioni, 55 anni. Altri “consigliano” alla società di puntare sui suoi uomini: «Una volta gli ex venivano utilizzati per il vivaio. Se si deve cambiare panchina per la Prima squadra, si prendano allenatori che sono stati grandi bianconeri», Nomi? Gentile, Zoff…

«Devono crederci di più e correre sei volte di più», dicono Alessandro Costa e Andrea Sartoris, entrambi 23enni e futuri ingegneri, nella pizzeria di corso Vinzaglio, che Ciro Ferrara dal 2000 ha con Francesco Cappello («Io però tifo Palermo»). Anche la seconda attività del mister perde? «Qualche sfottò – risponde Cappello -, ma a Ciro dico “Non preoccuparti per il locale, pensa alla Juve”». E nel negozio di via XX Settembre le maglie di Del Piero e Diego sono sempre richiestissime: sono in saldo, a 70 euro.